domenica 15 giugno 2008

Povera Europa(?)


Ieri mi aggiravo per Messenger con questo nick e mi immaginavo a scrivere sul mio blog parole di fuoco contro gli irlandesi, rei di aver bocciato il Trattato di Lisbona, nonostante i milioni in aiuti e sussidi piovuti sull'isola direttamente da Bruxelles in questi anni. Invece no, scriverò un post più riflessivo, più attento ai cambiamenti di questi ultimi tempi, dovuto soprattutto a questo articolo di Andrea Romano, pubblicato su La Stampa.
Romano sottolinea come l'euroscetticismo sia ormai calato sul continente da anni e non c'è più da sorprendersi:

"Nell’ultimo decennio l’Irlanda ha ricavato enormi vantaggi economici da Bruxelles, eppure ha votato come sappiamo, sulla spinta di un’eterogenea alleanza nella quale si sono saldate componenti anti-europee della più diversa natura. Ma lo stesso era accaduto nel 2005 in Francia: il Paese che più di ogni altro aveva intrecciato il proprio destino con il progetto comunitario si era scoperto in maggioranza euroscettico, una volta esplose le molte paure di una società in crisi e di una nazione privata dell’egemonia di cui aveva a lungo goduto nell’Unione."


Oltretutto questo sentimento di stizza verso l'Europa è presente in Italia e non lo si può più negare:

"Siamo sicuri che l’Italia sia al riparo da uno scenario del genere? Proprio noi, che ci piazziamo regolarmente ai primi posti nei sondaggi di Eurobarometro? Proprio l’Italia, che ha dato i natali a tanti nobili padri dell’europeismo? In realtà anche nel nostro Paese sta realizzandosi un’originale saldatura tra euroscetticismi di varia natura. Quelli più espliciti vengono dal leghismo e dalle componenti della sinistra radicale che fuori dal Parlamento sfogano ormai liberamente i propri pregiudizi. Ma ve ne sono di meno visibili e assai più temibili, nascosti nelle vaste pieghe di insicurezze sociali e identitarie che possono volgersi contro l’Europa se opportunamente sollecitati. [...] Nè gli europeisti italiani - persino coloro che rivestono i ruoli istituzionali più elevati, come il presidente Napolitano - possono credere che a evitare il rischio di uno scollamento tra paese reale e progetto comunitario possa bastare la semplice riaffermazione di un ideale, per quanto nobile e prezioso."

Fermo restando l'ideale, cioè l'Europa unita, nobile e prezioso, come dice Romano, dovremmo ricominciare a coinvolgere all'interno di questo progetto tutti i cittadini dell'Unione; ricominciare a spiegare, con molta umiltà, quali siano i vantaggi a lungo andare dell'Unione, per evitare che gli europei pensino che l'Europa cali dall'alto e non tocchi concretamente i loro problemi quotidiani.

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